24 febbraio 2008

Bruce Lee e l'attacco nel Jeet Kune Do


Nel Jeet Kune Do c'è poco attacco diretto. Praticamente ogni azione offensiva è indiretta, ha luogo dopo una finta o viene eseguita sotto forma di contrattacco successivo all'attacco dell'avversario. L'attacco richiede agilità di manovra, capacità di simulazione e di provocazione e un piano scientifico.

I momenti più adatti per attaccare sono due:
  1. Quando si vuol attaccare

  2. Quando l'attacco dipende dalla mossa dell'avversario o dall'insuccesso della propria azione.

Il lottatore che si concentra bene, capta il momento per attaccare e agisce repentinamente e con decisione, ha molta probabilità di successo.

Le probabilità di successo aumentano se sferrerà l'attacco nel momento in cui l'avversario allontana il braccio dalla traiettoria nella quale esso desidera attaccare. Questo è importante.

Processo psicofisico dell'attacco:


  1. Capacità di valutazione. La capacità di valutazione è una facoltà interamente mentale che può essere suddivisa in due parti: a) definibile: per esempio, saper valutare la distanza o la comparsa di un'apertura b) istintiva: capire se l'avversario intende attaccare o arretrare.

  2. Decisione. Anche questa è una funzione mentale, ma i nervi e i muscoli sono pronti ad agire. In questa fase il lottatore decide come attaccare: da vicino con un attacco diretto o da lontano con un attacco composito? O anche per seconda intenzione o in qualunque altro modo a suo giudizio efficace.

  3. Azione. Il cervello ha inviato ai muscoli l'ordine che essi adesso eseguono, ma durante l'esecuzione il lottatore dev'essere preparato anche all'eventualità di venire intercettato o contrattaccato. Quindi è ovvio (e essenziale) che durante tutto il combattimento deve essere presente anche una buona dose di prontezza, fisica e mentale.

Non sprecare energia, ma attacca con decisione, sicuro di te e senza esitare

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